Il medico

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Sono un umile orologio da polso

Il tempo

Il tempo non è altro che un ritmo. Più ingombrante lo spazio, più sarà semplice vedere questo movimento dilatarsi fino quasi a dissolversi del tutto. Qui, dunque, in questo mini spazio controllato, il tempo risulta essere minuto, piccolo. Un nano di tempo, nel grande circo di luci e pianeti. Non si fa in tempo ad aprire una porta ed ecco che qualche secondo sembra volare via, insieme con qualche corpo bianchiccio o giallognolo.

La dottoressa

Questa donna cammina spedita, procedendo dritta nel corpo e nella rotta che ha intrapreso. Una rotta che non prevede curve, ma che mantiene le mani rigide e le braccia che oscillano impercettibilmente come lunghi pendoli. Un occhio balena sul quadrante per riflettere l’immagine del tempo. E dell’impazienza. Si, è ormai tempo di mandar via i parenti e controllare che questa busta umana sia vuota di ogni anima.

C’è nessuno?

La mano preme leggermente sulla maniglia, ma all’interno non c’è nessuno da disturbare. I parenti sono ormai un ricordo, passati giusto come si usa fare, per timbrare un cartellino. Hanno detto addio all’anima, ora rimane solo da controllare che sia stata tirata fuori da quel seme molliccio chiamato corpo. Verrà piantata in qualche altra terra fertile, preferibilmente lontano da questo paesino sperduto.

L’aggeggio a forma di mano

Ecco una maschera, due pinze, uno strano aggeggio a forma di mano. Il silenzio nella stanza è pressoché assoluto, solo il mio ingranaggio passeggia sonoro tra le pareti, nascondendosi per un millesimo di secondo negli angoli. Spaventando i ragnetti, dando un ritmo al lavoro delle formichine che da qualche parte si affannano ancora a vivere. Ecco dunque infilare il guanto, perché se c’è un’anima è tra le dita che la si troverà. Certo non ci sono tante speranze di trovarla, essendo passati prima ben due venditori di anime. Il corpo è lì, molliccio e silenzioso, pronto per essere buttato nel fosso come tutti gli altri. E lo era già quando il primo venditore è entrato.

I due venditori

E’ rimasto dentro la stanza qualche minuto, per poi uscire all’arrivo del secondo. No, di secondi ne erano passati parecchi, il secondo era un nuovo venditore, ma più nobile nell’aspetto. Oh com’è semplice capire le gerarchie umane! Quello doveva essere una sorta di subordinato, non ha dovuto contare fino a dieci per ricordarselo e uscire. Il venditore nobile e il mio polso sottile sembravano già conoscersi, data la fredda stretta di mano e il

Signora

mormorato a mezza voce da quelle labbra fornite di baffetti a punta, che poi ha chiesto

Mi scusi, ha trovato un indizio qualsiasi sulle cause della morte?

e poi ancora, dopo tre secondi e due decimi di silenzio e due respiri

Qualcosa sul corpo, magari?

Neanche fossimo in uno di quei romanzi gialli in cui si debba scoprire il colpevole. Qui è tutto molto semplice, il colpevole è la morte, il mandante un insieme infinito di circostanze. Dico questo perché poi

Si, un indizio molto chiaro

Ha detto la dottoressa in esattamente un secondo e due decimi.

Quale?

Ha risposto quasi nello stesso lasso di tempo l’uomo- baffetto

La carotide recisa di netto dallo stesso rasoio che apparentemente il barbiere in questione ha usato ogni giorno per quarant’anni. Credo sia abbastanza.

Le dispiace se controllo il paziente una volta in più?

Paziente! Ecco finalmente come un medico diventa il suo stesso oggetto di studio. Deve attendere di essere un corpo bianchiccio sul tavolo di una camera mortuaria. E via dunque a controllare quel corpo abbandonato sul tavolo dell’obitorio, senza però trovare nulla se non morte. Morte e numeri. Il paziente in questione che ora è denominato da tanti numeri attaccati all’alluce e sui registri, prima era noto come Dottor B. Il maiuscolo è d’obbligo, quando si è stati a capo di un ospedale.

Eccoci finalmente a noi

M. il medico_ The doctor
M. il medico_ The doctor

L’uscita del capo venditore dalla stanza era stata davvero silenziosa. Un’occhiata al corpo, con le labbra che si increspano in piccole rughe, i baffetti due virgolette. Ma ecco nel presente, ancora quell’aggeggio a forma di mano, che scandaglia. Ogniqualvolta la dottoressa indossa questo aggeggio, perdo un colpo di lancetta.

Tic

Il primo tentativo va benissimo. Se non si accende nessuna luce è evidente che non ci sia niente di cui preoccuparsi. Apparentemente però mi sbaglio, forse qualche lucina deve comunque accendersi, una traccia di non- vita deve arrivare nel macchinario.

Tac

A quanto pare c’è ancora una briciola di esistenza intrappolata là dentro. Ecco, ora che il cinturino di pelle chiaro sfiora le labbra del paziente, sento qualcosa. Non si tratta di un’anima normale. Si tratta di qualcos’altro. Le lancette scattano in avanti, il tempo del mio quadrante ha corso per un’ora in più del necessario.

Lei crede nella reincarnazione?

— E la settimana prossima, un corpo che… parla! —

 

Leggi il primo capitolo!

La storia avrà pubblicazione a cadenza settimanale. Tutti i diritti sulla storia sono riservati da Flyingstories.org e nella persona di Daniele Frau.

Tutte le grafiche sono eseguite a mano e in stili misti dall’artista Gabriele Manca, DMQ productions, che detiene i diritti sulle opere.

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