La trappola funziona
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La bicicletta
Eppure era qua giusto qualche minuto fa. Poi, quella sagoma di donna ha inforcato una bicicletta. Non sono poi così semplici da seguire, quelle ruote. Non è come per le macchine, farcite come sono di tutto quel rosso, giallo e verde.
Due ruote sospese
La bicicletta è puro movimento, un’ombra sospesa su due bocche rotonde che si cibano di asfalto, per poi sgommare e lanciarsi feline dai e sui marciapiedi. Blu e nera, è anche difficile da individuare, in una cittadina tutta ingrigita dalla fuga verso la città. Non che manchino gli abitanti, solo sono anch’essi ingrigiti. Anzi, imbiancati, come punte di montagna.
Barbe che indicano
Gli unici aiuti vengono dunque dalle barbe bianche degli anziani, che fanno risaltare la canna blu scuro. E indicano, anche. Si, gli anziani hanno i capelli bianchi, parole lente, sputano per terra e indicano. Non tutti sanno indicare come gli anziani. Ho visto giovani tentare di indicare e finire con il fare a pugni.
Un tempo, al mercato
Ma lì era il mercato, tutta un’altra cosa. Al mercato non si va poi tanto per il sottile. Ci si lascia andare alle urla, a chi vende di più, a chi vende a meno, a chi non vende e basta. Uno scrosciare balbuziente di rottami, frutta e jeans che viene interrotto solo dalla pioggia. Quando piove, tutti sotto gli ombrelloni a fumare il calumet della pace. Una bella sigaretta e via, il sole spunta, tutti fuori come lumache senza guscio.
Al sole!
Qui però non piove di certo, c’è un gran sole che scodinzola e abbaia tra le siepi, miagola sui tetti e inciampa su un pallone nei cortili. C’è vita, insomma. Quel respirare e morire circolare che tanto hanno in odio gli uffici per suicidi, qui mai davvero popolari. Questo è il luogo in cui tutti i militari, i custodi, gli operai hanno origine.
La pasta umana
Qui si forma la pasta per il pane, che verrà poi messa in un grande forno. Non appena trasformata in esseri umani, questi vivranno nella speranza di essere mangiati fino al midollo. Quelli che saranno rifiutati, spesso torneranno qui a leccarsi le ferite, a trovare mamma e papà, a lavorare in qualche piccolo market con i capelli grigi. E a creare dell’altra pasta da essere mangiata dalle mura fameliche della città.
La bicicletta, ancora
La bici cammina veloce, sparisce, poi riappare. Ecco che sparisce di nuovo. Un faro che sovrasta un mare calmo, lo illumina come una saetta riflettendo il sole.
Un umile cappello
La mia testa non sa più da che parte girarsi, tutta sudata com’è. Il sudore è davvero un pessimo alleato per noi cappelli. Ci fa scivolare, ci rende fastidiosi. Ma aspetta un po’ di vento o di pioggia e riprenderai ad amarmi, testolina che non sei altro!
Sono giorni ormai che questa bicicletta sfreccia veloce tra le vie, lasciando quest’uomo dalla stazza elefantina fermo alle colonne d’Ercole del paese a chiedersi
Dove sarà mai finita
Qualcosa non sembra quadrare, comunque. Prima era così semplice trovarla, mentre ora sfreccia veloce, sparisce dietro gli angoli, diventa un sogno. Un incubo in bicicletta che tiene sveglio quest’uomo, questo ragazzo, questo bambino che stringe forte la coperta dei ricordi a sé. Vorrebbe sua nonna, ma non c’è più, o un’ombra di madre cui aggrapparsi, per dar luce a quelle ombre oscure che si muovono e sghignazzano nel buio.
Quella donna!
No, ora in verità vuole solo quella donna, ma non per possederla. Ha bisogno di capire dove tiene la sua anima, dove ha deciso di portarla. Non gli servono perché, vuole solo perdere questa rabbia cieca, stringere tra le mani quell’anima così leggera. Ridere, finalmente. Ridere!
Ah, ah!
La risata esce dai polmoni, si accorda sulle corde vocali e viene modulata dalla lingua umida e dalle labbra. Solo a quel punto il ragazzo si accorge di non essere solo con i suoi pensieri, ma di averli esternati ai pensionati là intorno. Ora tutti lo guardano, strano oggetto, pazzo oggetto, buffo oggetto. Poi pazzo, enorme, buffo oggetto, che incute timore e che lascia nell’indifferenza occhi e braccia e nasi e baffi quando il ragazzo gira lo sguardo.
Di nuovo solo
Poi, un’idea gli balena feroce come un ghepardo tra le orecchie. La sento, questa idea, perché le pupille si dilatano, le mani si strofinano sulle labbra e grattano la fronte. Ma certo!
Idea
Perché acciuffarla? Se sta fuggendo, ci sarà una ragione. Se dovesse trovarla ancora, poi qualcuno potrebbe avvisarla, come qualche sera prima. E se quel qualcuno volesse rubarle l’anima? Meglio essere pronti a tutto, meglio seguirla da lontano e non farsi vedere.
Sparire
Quanto è difficile sparire però, quando si ha una mole così, un corpo massiccio, passi larghi che passano tra le vie del borgo vecchio gonfiando l’ombra del sole. Qualche piccione tuba allegro e si gonfia anche lui, due o tre foglie scivolano via dai rami per cercare fortuna altrove.
Il passo si è fatto sicuro, ora ha decisamente un piano. Come non averci pensato prima! Perché cercare di fermare quella bicicletta, quando sarebbe stato più semplice fin dall’inizio cercare una piccola casa con una bici blu parcheggiata? Non tutte le case si nascondono dietro una bicicletta, in fin dei conti.
Trovata!
E infatti, eccola là. Un piccolo edificio color palmo della mano, su cui qualcuno ha disegnato una porta marron scuro e due finestre verdi. Parcheggiata davanti, all’ombra di un alberello adolescente, la bicicletta blu e nera lancia chiari segnali di luce. Non resta che prendere la macchina e parcheggiarsi qui di fronte. Quanto è intelligente questo ragazzo, gli ci è voluto davvero poco. Eh, ma con una testa così. Noi cappelli non ci sbagliamo mai.
— E la prossima settimana… La biblioteca! —
La storia avrà pubblicazione a cadenza settimanale. Tutti i diritti sulla storia sono riservati da a Flyingstories.org e nella persona di Daniele Frau.
Tutte le grafiche sono eseguite a mano e in stili misti dall’artista Gabriele Manca, DMQ productions, che detiene i diritti sulle opere.