Il Parlamento
Il voto del Parlamento
Un alveare
L'aula del Parlamento del Popolo, con i suoi 30 parlamentari in audizione, è un alveare. Perfino il rumore di fondo sembra ricordare quello di piccoli animaletti operosi che realizzano un muro di miele. Il miele, però, non c'è più. Rimane solo un muro, solido, che cammina alto e sicuro per tutto il perimetro della piccola nazione. Le nazioni diventano sempre più piccole, città infestate dalla paura di non avere più lo spazio vitale in cui crescere. Gatti impazziti che si sono rifugiati dentro una scatola minuscola e che adesso non sanno come tirarsene fuori.
“Dling-dling-dling!”
Una piccola campanella d'argento richiama all'ordine gli astanti.
“Signori e signore del Parlamento, esimi colleghi e colleghe, questa audizione è stata avanzata dall'Onorevole Ministro per le Infrastrutture e il Quieto Vivere, Arnoldo Svanzoni. A lei la parola, Onorevole.”
La figura imponente dell'ex pugile Arnoldo Svanzoni si alza al centro dell'aula e i microfoni della stampa sono tutti accesi, pronti a registrare ogni singola consonante che verrà pronunciata. È la prima volta, da quando il Capo Popolo ha ricevuto i suoi "pieni poteri", che qualcuno chiede un'interpellanza parlamentare. Il Parlamento da qualche tempo è diventato utile quanto una biblioteca pubblica per soli adolescenti.
“Gentili Onorevoli. Sono qua oggi di fronte a voi non per portare ulteriori problemi al nostro Paese già di per sé vessato dagli attacchi terroristici e dalla congiuntura internazionale sfavorevole. Sono qua con una soluzione. Premetto che sono stato uno dei promotori dei Possenti Muri che proteggono la nostra amata Patria, ricordati peraltro proprio oggi nel giorno dell’Indipendenza."
"Sono stato io ad aver avanzato l’introduzione di leggi speciali per il controllo dei profughi e dei terroristi. Ho fatto tutto questo con il solo e unico scopo di servire al meglio la nostra amata Patria. Oggi, di fronte a tutti voi, gentili colleghi, sta però un padre di famiglia, quasi un nonno. Se, come dicono le informazioni ufficiali della Polizia del Popolo, questi alieni vengono da un futuro distante forse cento anni dal nostro, beh bisogna fare una riflessione. In buona sostanza, c’è la seria possibilità che questi alieni altro non siano che i nostri figli e i nostri nipoti.”
“Dling-dling-dling!”
La campanella suona impazzita, tentando invano di calmare non solo i parlamentari, ma anche e soprattutto i membri della stampa presenti e con la bava alla bocca. Ma come, tutti questi mesi a parlare di alieni e di pericolo alieno e ora questo salta fuori con questa idea.
Inconcepibile!
“Dling- dling -dliiiiiiiing!”
“Signori, un po' di moderazione. Siamo in un'aula di Parlamento, per l'amor del Capo!”
Sulla poltrona del Capo, vuota, siede un gatto grassoccio. È l'unico che ha il permesso di sedersi su quella poltrona al di fuori del Capo Popolo, quando questi è impegnato a farsi fotografare in giro come un pupazzo. Oppure, come nella giornata odierna, se è impegnato a giocare con la sua nipotina.
“La soluzione, e qui concludo gentili signori e signore del Parlamento, sarebbe molto semplice. Modificando il messaggio e dunque il luogo di "caduta" degli alieni, si potrebbero salvare fino al 90% di loro. Il costo umano sarebbe irrisorio e si potrebbe lavorare ad un modo con il quale inviarli indietro nel futuro da cui provengono.”
“Dling- dling- dliiiiiiiiing!”
“Signori, per cortesia! Spaventerete il gatto!”
A questa frase, tutti si girano verso la sedia del Capo, terrorizzati. Se il gatto dovesse lasciare la sedia, spaventato, qualcosa di terribile potrebbe capitare a ciascuno di loro. Il gatto li guarda tutti, uno per uno, quasi sapesse di che potere è in possesso la sua coda dalla punta bianca.
Questa è la fine de Il Parlamento, ora puoi continuare a leggere come continua Ritorna al Futuro, storia scritta da Daniele Frau e illustrata da Gabriele Manca, Dmq Productions. Tutti i diritti sulla storia e sulle illustrazioni sono riservati ai rispettivi proprietari.
Continua a leggere La scelta del gatto.
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Sami
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Dan