Isola di Gorèe
Gorèe è un'isola a due passi da Dakar
Mi sveglio presto, faccio colazione e sbam! Sono pronto per una nuova avventura.
Stavolta ho deciso di visitare l'Isola di Gorèe. Qualcuno mi ha detto che ne vale davvero la pena e adesso mi trovo qui, a qualche onda di distanza, zaino in spalla e qualche migliaio di CFA. Oh, la valuta di qui mi sblocca tanti ricordi, di quando in Italia avevamo la Lira. Per darvi un'idea, 200.000 CFA al cambio valgono all'incirca 304 Euro.
Via verso Gorèe, in battello
Superato il traffico marziano tipico delle metropoli africane, siamo finalmente alla nostra nave. Qui inizia l’abbordaggio. Si, ma non sono pirati, bensì pacifiche donne di ogni età che si avventano su di noi e direttamente o indirettamente si sentono in dovere di consigliarvi il posto migliore in cui acquistare qualcosa di decente nell’isola. Solo dopo qualche minuto vi rendete conto che per una serie infinita di coincidenze ogni donna condivide lo stesso nome della boutique che sponsorizza. Dunque se una donna di nome Mariama vi sponsorizza un negozio chiamato "Mariama frutta e verdura", per quanto Mariama sia uno dei nomi più comuni in Senegal, qualche sospetto inizia a venirvi.
Mouna
Una ragazza in particolare, Mouna, passa mezz’ora (in pratica tutto il tragitto dal porto di Dakar all’isola) sponsorizzando la meravigliosa boutique Mouna e chiedendomi insistentemente se io sia o meno sposato (a suo modo di vedere, una ragazza senegalese è come un diamante). Dato l’anello al dito, credo sia palese, così si passa a discorsi più formali.
E’ comunque decisa a vendermi qualcosa. Qualunque cosa. Più tardi la incontrerò e vedrò il suo negozio, alto un metro e trenta e largo non più di due metri, di cui va ovviamente orgogliosissima.
Si scende
L’isola in sé è davvero minuta. Nel senso letterale, in un minuto puoi girarla tutta. Il nostro amico guida ci rivela che si tratta di soli 900m per 300m. Eppure in questo fazzoletto di terra sono condensate decine se non centinaia di attività.
Scopro ad esempio che l’isola non è sempre appartenuta ai francesi, anche in tempi più o meno recenti. I portoghesi prima e gli inglesi poi, prima dell’avvento dei francesi, facevano di tutto per controllare Gorèe. Il perché? Il traffico di esseri umani. Ah, quanto siamo umani, noi europei! Sempre aperti allo scambio multi culturale.
La statua
Anche se non si tratta di Michelangelo o Donatello, mi innamoro immediatamente di questa statua, seppure minuscola se comparata alla statua del Rinascimento a Dakar. No, si tratta di qualcos'altro, che mi colpisce più nel profondo. Ad esempio, la base della statua è un Djembe, ovvero un tamburo utilizzato dai nativi per comunicare di villaggio in villaggio. Inoltre, la statua fu costruita ad equidistanza tra La casa- museo degli schiavi e un baobab.
Diamo qualche informazione di contesto a proposito di questa figura onnipresente nel panorama senegalese.
Il Baobab
Sembra quasi un personaggio di fantasia, questo albero gigante che insieme alla sequoia rivaleggia su quale sia il più grande. Parte come sempre da un semino minuscolo, che diventerà poi un albero gigantesco. Proprio per questa ragione, mi chiedo il perché abbiano deciso di piantarlo al centro di un'isola così piccina. Insomma, un labero che continuerà a crescere per i prossimi mille anni, potrebbe in teoria portarsi via le case intorno con le sue radici.
Deve esserci un motivo, lo avranno messo in conto, no?
Perché?
Beh, la gente di Gorèe non è certo nata ieri, conoscono molto bene quest'albero. Così bene, che lo considerano il padre e la madre, il nonno e la nonna della comunità. Le radici, che possono spaventare un occidentale che ci mette piede per la prima volta, per loro sono una similitudine con le radici del loro popolo, che non dovranno mai essere dimenticate.
Non mi credete?
bene, questa allora è un'altra storia. Leggete qui e vi dirò di più.
Non avete letto la prima parte in cui vi parlo di Dakar? Leggetela pure qui.
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