La caduta, Ritorna al futuro
Solo ora, che precipito dalle nuvole, capisco il profondo significato dell’aria. Non è solo una forma, ma è una forma di vita, in vita, questa caduta. Sono come una cometa, un annuncio, un’epifania che non sarà registrata nei libri di storia.
Una caduta dal passato
Da dove vengo, santifichiamo il passato, lo prendiamo sulle spalle e lo portiamo in processione. Un mondo di santi, navigatori, perfino poeti. Da dove vengo io, accendiamo il passato come enormi candelieri, guardiamo a quel mondo scomparso con devozione e gli dedichiamo canzoni, che intoniamo come delle litanie.
Il passato
Mai avrei pensato di arrivare nel passato, tra le braccia dell’aria. Quell’aria che sa farsi vento, un vento come luce e io mi sento un’ombra che ci cade di traverso. Ecco, mi sento come se mi avessero dimenticato, ma non possono averlo fatto, dato che io sono il futuro e non mi hanno mai conosciuto, sono una storia ancora da inventare.
Sicuramente non mi sento solo, qui in mezzo a questa corrente di uomini e donne, bambini, anziani ed anziane. Tutti con due occhi per vedere dove va a finire il loro sogno, due orecchie per sentire il fischio della caduta verso la terra. C’è chi ci ha messo mesi, chi anni, per poter essere qui, per avere una possibilità di salire su quei gradini d’avorio e lanciarsi con tutta la sua famiglia, con i loro pochi bagagli in una porta sospesa sul nulla.
“La collina è stata sempre lì”
Diceva qualcuno.
“Quella collina non c’era, un tempo, l’hanno costruita dopo. Se costruirete la porta lassù, la caduta sarà di almeno trenta metri.”
Rispondevano i più anziani.
Nessuno ascolta gli anziani, gli prestiamo attenzione solo quando ci raccontano dei bei tempi andati, altrimenti ci sembrano dei matti.
Abbiamo già abbastanza problemi senza i vostri avvertimenti, dicevamo, ridendogli alle spalle. Alla fine avevano ragione loro, questa collina non c’era, l’hanno costruita più tardi, pensando che una rupe sacrificale potesse riportare la pace e l’equilibrio. In qualche modo, lo è stata. Siamo noi il sacrificio, paghiamo con questo volo cento anni di scelte sbagliate, di visioni miopi. Questa caduta è solo l’inizio e da quel che sappiamo, nessuno ne porterà nemmeno un ricordo, finendo per ripetere questa follia all’infinito.
L’aria si trasforma, ci scorre dentro, gonfia i nostri petti di orgoglio, ora ci taglia i visi, ci fa chiudere gli occhi, venti di venti che non attutiscono più la caduta, ma si fanno lame. Finalmente inizio a vedere la terra, se stringo gli occhi in due fessure. Vedo le forme lontane della città, la campagna e una radura dalla terra rossa. Sembra un cumulo di macerie, oppure di immondizia, invece sono corpi umani, compagni e compagne di caduta, mosche senz’ali come me.
Ora l’aria si fa meno fredda, riesco ad aprire un pochino meglio gli occhi, spero ancora in un miracolo. Chissà, uno dei tanti santi cui siamo stati così devoti, magari farà un gesto e ci salverà. Vedo le nostre ombre, come punti da unire in una costellazione, chissà che animale ci uscirebbe.
Un enorme segno di sangue e terra, aria e acqua, pronto a disfarsi in una catasta di arti, capelli e vestiti lasciati alla mercé degli elementi, un futuro inesauribile che continuerà a cadere all’infinito su questa collina invisibile.
L’avrei fatto comunque, se l’avessi saputo? Avrei fermato questo massacro senza fine, questa caduta negli inferi?
Si, credo proprio di si, era l’unica speranza, l’unico modo per scappare da quel futuro senza futuro.
Sento degli spari, le pallottole mi sibilano accanto e sembrano tracciare delle linee nell’aria. Sono vicino, ora vedo una scritta, tracciata in lettere maiuscole nella terra:
"Ritorna al futuro"
"Troppo tardi", penso mentre mi polverizzo al suolo.
Questa è la fine della prima parte, ora puoi continuare a leggere come continua Ritorna al Futuro, storia scritta da Daniele Frau e illustrata da Gabriele Manca, Dmq Productions. Tutti i diritti sulla storia e sulle illustrazioni sono riservati ai rispettivi proprietari.
Continua a leggere la prossima parte, Discover Villa Clichy!
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Josh
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