Mimi giapponesi
Perso nella metro
This is part 2, read part 1 first!
Stavolta ho una scusante e perfino una buona scusante: sono incredibilmente stanco e nella metro mi sembra sia scritto tutto in antico giapponese. E come potrete immaginare, io so di giapponese quanto un nativo di queste parti sa di gaelico. Anche se non ci scommetterei, perché i giapponesi sono sempre pronti a sorprenderci.
Ad esempio, pur essendo Tokyo una città incredibilmente cosmopolita, non sembrano avere molta familiarità con la lingua inglese. La prima coppia giapponese che approccio, provo a chiedere qualche informazione (non so perché sento di dover specificare che si tratta di giapponesi, essendo io l'unico occidentale in giro).
Anche se si vede che le provano tutte per aiutarmi, questi due giovani giapponesi hanno purtroppo un vocabolario alquanto limitato (fortunatamente, quelle tre parole non si limitano a Sole, cuore, amore).
Queste parole sono nell'ordine Si, no e Si-no (che mi confonde) e il tutto seguito da ripetuti movimenti del capo a me sconosicuti, che mi rendono ancora più ansioso. In un momento di frustrazione, inizio a prendermela con l'intero apparato scolastico giapponese.
Poi, il miracolo
Ho scoperto così che la frustrazione è in grado di disegnare un'espressione buffa sulla mia faccia e che questo è in grado di attrarre un terzo passeggero. Questo nuovo personaggio ha in serbo un vocabolario un poà meno ristretto dei precedenti; sa per esempio come dire "ho capito" (anche se qualche volta non capisco se voglia dire "si, ho capito, continua", oppure "si, vabbé, tanto sei destinato a morire"), dunque sento di essere sulla strada giusta.
Il problema non è poi tanto il problema di comprensione o la passione della gente per la lingua inglese (simile alla mia passione sfrenata per il banjo suonato dietro la schiena). No, l'inconveniente è che io ho effettivamente una pronuncia terribile (ma davvero terribile) in giapponese.
Prendiamo a titolo di esempio Okubo , la mia ultima stazione. La mia pronuncia in giapponese è quanto di più italiano voi possiate immaginare, con quel non so ché proveniente dalla visione di Holly e Banji in lingua originale. Ah, con una ciliegina sopra la torta: sono un ossessivo compulsivo degli inchini.
Pensavo mi capissero, invece scopro con mia solenne sorpresa che non hanno capito una ceppa e mi hanno mandato nella direzione opposta. Dunque, ora sono abbastanza fortunato da incrociare un'altra coppia di quelli che possiamo definire "Mimici seriali". Questi sono i veri eroi, quelli di cui hai davvero bisogno quando sei italiano e viaggi all'estero.
Ciò di cui hai bisogno quando viaggi è di gente che ti guarda con lo sguardo perso nel vuoto se provi a parlagli una lingua straneira, ma che si attiva quando inizi a muovere le mani come se avessi dei burattini invisibili.
Ad essere del tutto sincero, non ho creduto del tutto ai primi tre che mi sono capitati e ho fatto bene ad andare nella direzione opposta a quella che mi hanno indicato.
Dunque, il punteggio vede la squadra dei Mimi Compulsivi a quota 1 e quella degli Autoctoni Che Parlano Un Po' di Parole a Caso a quota 0.
Si, questa è la realtà, amici miei, la sopravvivenza è ben tatuata nei nostri geni.
Ora sono sul treno e la coppia di Mimi Compulsivi sale con me, ma inizia ovviamente ad ignorarmi per quanto sia possibile. Non li posso biasimare, sono in condizioni catastrofiche.
Assonnato, puzzolente e con lo sguardo fisso nel vuoto, non si tratta del Giappone: mi avrebbero ignorato ovunque fossi nel mondo. Provo comunque a rendermi ancora più imbarazzante, facendo ampi gesti con le mani in segno di gratitudine come farebbero in Sardegna i turisti da una barca.
Continua a leggere dell'hotel nella capsula.
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