Quel ragazzo
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Una giornata di sole
Per quanto assurdo possa sembrare, alcune giornate vengono definite “di sole”. Come se, in tutte le altre occasioni, il sole non fosse comunque là a testimoniare che non c’è solo un immenso buio a nascondere la Terra nello spazio. Perfino nei luoghi in cui gli orsi bianchi e le foche sembrano saper sopravvivere, il sole si cela talvolta per molto tempo, ma in realtà è solo un adulto che si nasconde dietro una coperta per far sorridere un bimbo. In una giornata di quelle come sopra definite di sole nessuna coperta avvolge la città e così questo robusto ragazzo dal sorriso quadrato può camminare senza giacca. So tutto questo perché il suddetto ragazzo porta le scarpe sbagliate ai piedi, le stesse scarpe che vi stanno raccontando umilmente questa camminata solitaria.
Lo scambio di scarpe
Andiamo con ordine. Se doveste darmi un’occhiata, anche di sfuggita, noterete che questi piedi mi stanno deformando ormai da quasi una settimana. Guardate bene, aguzzate la vista, fate esplodere i colori, ruotateli dietro i vostri occhi e illuminateli con le vostre pupille e vi renderete conto di un particolare. Una S. sembra incisa in bella calligrafia sulla scarpa sinistra, proprio sotto il tallone. A voi è bastato poco, siete intelligenti e dotati evidentemente di una buona vista. Tutto ciò che sembra mancare al momentaneo padrone delle scarpe, questo ragazzo. Non che si possa definirlo tardo, però gli manca quel non-so-che che vi fa pensare ad un’anima un po’ addormentata. Passeggia rapido tra le strade, con l’aria di chi soffre un po’ mentre cammina, ma che non sospetta assolutamente che il problema siano le scarpe. Forse è la strada, il sole, i piedi umidi e il sudore, chissà. Tutto questo si dice tra sé e sé mentre scende delle scale e sale su qualche autobus.
Le anime non sono tutte uguali
Da qualche parte, ne sono sicuro, S. si è accorto dello scambio. S. è come voi, ha un invidiabile senso per i dettagli, un sofisticato sesto senso per la mancanza di quella piccola S. vicino al tallone. Nel suo caso la sua anima è di tutt’altro livello, l’anima operosa di un venditore. Ecco che i passi si fermano di fronte ad un bar, si ripuliscono dalla polvere del mondo ed entrano, lasciandosi la giornata e il sole alle spalle.
Le vite non sono tutte uguali
Una rapida occhiata ed ecco poche persone sedute ai tavoli, alcune su degli sgabelli. Tutti dall’aria trasandata, qualche Lazzaro latita assorto vicino a delle macchinette mangia- soldi con dei disegni di frutta e animali. Non si può proprio dire che siamo nella pasticceria del centro, vicino al mercato. Lì ci aprono sempre la porta, qualcuno per una moneta ci strofina perfino e ci fa sentire un giovane paio di scarpe. In questo mondo da macchinette, invece, nessuno apre la porta e le espressioni sono monosillabiche e rauche.
Le morti non sono tutte uguali
Si siede, finalmente, monosillaba qualcosa, riceve una risposta altrettanto poco articolata, beve ed esce lasciando qualche moneta sul bancone. Eccoci in strada, in coda da qualche parte con un biglietto ed infine dentro una casa, in una stanza, ai piedi di un letto che sostiene il corpo stanco di un’anziana che sa di polvere.
Gli occhi si levano lentamente e
Lumachina mia, me ne sto andando
Il ragazzo- lumachina decide però che non è venuto qui per lasciarsi buttar giù dalla donna- polvere e così prova a cambiare discorso. Ci sono tanti modi per sviare una conversazione, il migliore di tutti consiste nel premere due labbra sulla fronte dell’interlocutore. Certo, è indubbio che tra i due debba esserci una certa armonia, una conoscenza pregressa, in caso contrario si cadrebbe poi su discorsi molto più impegnativi.
La realtà è più forte di un bacio
Non è certo questo il caso e l’effetto sembra durare almeno una manciata o due di preziosi secondi, poi quella strega chiamata realtà torna indietro e balza agli occhi della donna afflitta sul letto. La realtà di tutti i giorni si chiama solitudine, con dei brevi lampi di allegria grazie a questo ragazzo- lumachina e un pentolino di polpette al sugo, talvolta, il venerdì a cena. Dunque la realtà cade dagli occhi alle labbra e con un fil di voce sussurra
Lumachina, sto morendo. Ho scoperto che la mia anima vale ancora qualcosa, finché sono viva. Non abbastanza da pagare l’affitto il mese prossimo, ma almeno quanto basta per andarmene senza debiti. Prima di andarmene, però, devo rivelarti qualcosa
Nonna, non devi…
Ascoltami, lumachina. La mia anima è più sporca di quanto tu possa pensare
Cosa mai puoi aver fatto, nonnina?
Non è per ciò che ho fatto, ma per ciò che avrei dovuto fare. Come promettere qualcosa a tua madre e non mantenerla
Il silenzio, bambino, cresce fino a camminare per conto proprio, diventando pesante all’interno della stanza. Poi, d’improvviso, muore. Il silenzio, ovviamente. Perché la lumachina ha qualcosa da dire, anzi da bisbigliare. E la nonna deve essere lì per ascoltarlo
Nonna, credo tu abbia solo bisogno di riposo. Non devi andartene oggi, posso continuare ad aiutarti io
Si, ho bisogno di riposo. Ho bisogno di un riposo che duri per sempre. Presto, prendi la lettera dentro il secondo cassetto prima che entrino e mi spoglino di tutto. Lì troverai la mia confessione e darai finalmente un po’ di serenità a questa stanca anima se la leggerai, oggi stesso. Me lo prometti?
Certo, nonnina, ma…
Non ti chiedo di perdonarmi, né di capirmi. Desidero solo che tu abbia chiaro chi sei. Chi sei veramente. Perfetto, ora chiama il venditore, sono pronta
Ecco entrare il venditore, con l’assistente. Le mani davanti una stretta all’altra tremano sudaticce, per poi diventare più esperte nel preparare la dose di veleno.
Questi vecchi, mi piacciono solo quando sono freddi
Pensa mentre fa la puntura a quel corpo ormai devastato dal tempo e dalla memoria.
— Leggi come continua, con Vendetta! —
La storia avrà pubblicazione a cadenza settimanale. Tutti i diritti sulla storia sono riservati da Flyingstories.org e nella persona di Daniele Frau.
Tutte le grafiche sono eseguite a mano e in stili misti dall’artista Gabriele Manca, DMQ productions, che detiene i diritti sulle opere.